Il cielo a 2300 metri in Arequipa

Il cielo a 2300 metri in Arequipa
Arequipa, Peru
Arequipa, Peru La nottata in bus è andata abbastanza bene, calcolando anche il fatto che abbiamo raggiunto 2300 metri di altitudine. Siamo ad Arequipa, seconda città dopo Lima per grandezza. Un tassista 80enne ci lascia in albergo ma dato che è ancora troppo presto la nostra camera non è libera. Ci infiliamo nel primo caffè che ci attira e ci godiamo in tutta tranquillità una colazione americana. Decidiamo poi di visitare il monastero di Santa Catalina, una piccola città nella città, fondato nel 16esimo secolo da monache domenicane di clausura. Negli anni si è modificato e ampliato, anche a causa dei terremoti, ed è arrivato ad accogliere 500 persone. Attualmente vivono 20 monache, nella parte non accessibile al pubblico. La nostra guida “italiana” ma di dubbia provenienza, ci conduce tra le stanze e le vie di questo enorme monastero. Di per sé non c’è molto da vedere a parte le stanze e gli arredi delle monache. La particolarità sta proprio nel trovarsi in una piccola città con strade, piazze, fontane, alberi e addirittura un cimitero, il tutto costruito secondo il tipico stile del sud della Spagna. Usciti di lì abbiamo gironzolato per il centro visitando Plaza de Armas, la Cattedrale e gustandoci qualche empanadas e la bevutissima Inca Cola… (Bevanda gialla che sa di big babol… Con tutta probabilità sarà l’ultima volta che la berremo…). Nel pomeriggio abbiamo ascoltato la storia di Juanita, la fanciulla dei ghiacci al Museo Santuarios Andinos. Nel 1995 due alpinisti trovarono il corpo congelato di una ragazza Inca sul monte Nevado Ampato, conservato alla perfezione per 500 anni.
Secondo la tradizione Inca, la ragazza fu portata sul monte e sacrificata agli dei. Per quanto questa storia a noi possa sembrare terribile, il ritrovamento è molto importante per gli studiosi per poter risalire alla vita di questa antica e poco conosciuta civiltà.
Nonostante lo scetticismo iniziale, la visita è stata molto interessante grazie anche a guide molto preparate. A orario aperitivo ci siamo addentrati nel mercato cittadino. Non ci andava di bere la solita birra quindi abbiamo optato per un succo. Dalla lunghissima lista scegliamo il primo frutto a noi sconosciuto (la guayaba) e la signora ce lo spreme davanti agli occhi e ci riempie due bicchieroni mangia e bevi buonissimi! Compriamo anche 3 tipi di mais da sgranocchiare mentre gironzoliamo. Per cena optiamo per un buon ristorante peruviano. Gianni prende un filetto di alpaca e Cate una zuppa con gamberi.
Il vero piatto tipico della zona è il porcellino d’India (cuy) che decidiamo di non prendere. Poco dopo lo vediamo servito a un tavolo vicino, intero dalla testa alla coda, e ci rallegriamo per la scelta fatta. Dopo cena ci ritiriamo subito nelle nostre brande dato che la sveglia domani è molto presto.

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