Ritorno alla terraferma

Ritorno alla terraferma
Puno, Peru
Puno, Peru Anche senza riscaldamento, la notte non è stata poi così fredda…grazie a 3 strati di coperte di alpaca.
Colazioniamo con panqueques (pancakes) e the di muna, e giochiamo un po’ con Pilar.
Ritorniamo al porto ed aspettiamo di ripartire con la barca verso la terraferma (Puno). Arrivati giù ci troviamo in mezzo al primo “casino” del viaggio, ovvero scopriamo che la guida ha imbrogliato un po’ il programma dei due giorni condensandolo in uno e dato che oggi non si è presentato, non ha neanche dato i soldi che spettavano alle famiglie. Quindi al porto ci siam trovati con il sindaco, presidenti, autorità…poi la cosa si è risolta perché il capitano della barca ha tirato fuori i soldi di tasca sua dicendo che se la sarebbe vista lui con la guida. Arrivati a Puno dopo 4 ore di navigazione, pranziamo e passiamo una giornata tranquilla per riposarci un po’.

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Una notte sull'isola più alta del mondo

Una notte sull'isola più alta del mondo
Amantani Island, Peru
Amantani Island, Peru Usciamo molto presto come sempre. Oggi si parte per un tour di gruppo di due giorni sul lago Titicaca, il lago navigabile più alto del mondo (3800 metri). Il lago è 60% peruviano e 40% boliviano. Lasciamo il porto di Puno su un motoscafo con altri 20 turisti. Ci sono peruviani, americani, francesi, spagnoli, svizzeri, cileni, messicani… La prima tappa sono le isole galleggianti degli Uros; isole artificiali costruite dagli abitanti utilizzando la Totora, una pianta acquatica, anche commestibile, che si trova in abbondanza sul fondo del lago.
Un abitante ci fa fare un giro su una barca molto caratteristica, anch’essa costruita con la Totora, e ne approfittiamo per assaggiare questa pianta prendendola direttamente dall’acqua (sembra sedano…). Le donne Uros poi ci accolgono con un canto mentre gli uomini ci spiegano come vengono costruite queste isole e ci presentano le loro abitudini.
Ci sono circa 90 isole di questo tipo, compresa una scuola, campi da calcio…
La sensazione è quella di camminare su un materasso! La seconda tappa è l’isola turistica più grande: Taquile.
Scendiamo a terra e pranziamo tutti insieme con cibi locali: zuppa di quinoa, trota alla griglia con riso e patate. Per finire, mate di Muna (erba simile alla menta con proprietà digestive e rilassanti).
La guida e un ragazzo dell’isola ci mostrano le attività locali degli abitanti. Ci fanno vedere inoltre come fare il sapone dalla pianta di chucho, che da loro cresce in abbondanza. E funziona! Il ragazzo lava della lana di pecora molto sporca. Dopo pranzo ci incamminiamo verso il centro dell’isola. Nel tragitto, godiamo della vista panoramica sul lago e verso le altre isole. Dopo quasi un’ora, quando le speranze sull’esistenza di un fantomatico “centro” incominciavano ad affievolirsi, arriviamo a destinazione.
In realtà non c’è molto, ci riposiamo un po’ e proseguiamo col cammino per ridiscendere verso il porto principale, scendendo da un percorso segnato da 534 scaloni (stile Val Codera per chi è del giro). La terza tappa (e destinazione) è l’isola di Amantaní, dove sbarchiamo nel mezzo del bellissimo tramonto. Qui ci abitano 4000 persone.
Il gruppo viene diviso in 5 famiglie e noi andiamo a casa di Mady Luz insieme a una ragazza messicana, una californiana e una canadese.
La casa è molto semplice e rustica, non c’è riscaldamento e acqua calda. C’è qualche lampadina, il bagno, e la nostra camera con i letti.
La mascotte della casa è Pilar, una bimba di 7 anni che ci fa compagnia e prende le veci della mamma quando lei non è presente. Ci viene preparata un’abbondante cena e poi inizia la preparazione per la festa serale con tutti gli ospiti dell’isola. Ci vestiamo con i vestiti tipici, molto divertenti, e andiamo in un salone pieno di gente e con musica dal vivo. Facciamo del nostro meglio per ballare come dei veri peruviani. Lo spettacolo all’aria aperta è stupendo e magnifico. Non abbiamo mai visto così tante stelle nel cielo, e inoltre sono quelle dell’emisfero australe… Stiamo quindi per parecchio tempo a naso insù, prima di andare a dormire nella nostra camerata.

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El condor pasa!

El condor pasa!
Puno, Peru
Puno, Peru Super puntuale alle 6 Juan Pablo arriva con il bus. Oggi si va alla Cruz del Condor dalla quale è possibile vedere il volo mattutino dei condor. L’orario giusto per ammirare questi grandi volatili è tra le 8.30 e le 10 quando la temperatura per loro è ideale per svegliarsi e svolazzare. Prima di arrivare a destinazione facciamo brevi tappe. Ci fermiamo in centro a Chivay dove ammiriamo alcune bambine peruviane impegnate in una danza tipica e scattiamo qualche foto con simpatici animali.
La seconda fermata è in centro a Maca, un altro piccolo villaggio devastato dal terremoto del 2007. Qui visitiamo la chiesa, facciamo qualche acquisto e incontriamo altri personaggi pelosi. La nostra guida è appassionata di trekking così arriviamo alla Cruz dopo una scarpinata di un’ora ammirando la flora e la fauna locale.
Arrivati in cima vediamo il volo dei condor. I più grandi hanno un’apertura alare di 3 metri.
In questo punto il Canyon raggiunge la sua massima profondità di 3800 metri. Il tour di gruppo finisce con il ritorno a Chivay dove pranziamo e noi due ci stacchiamo per prendere il bus diretto a Puno, sul lago Titicaca.
Dopo 6 ore di viaggio non troppo confortevole arriviamo in hotel dove fa ancora molto freddo perché siamo a 3800 metri.
Cena molto rapida con vista su Plaza de Armas. Ritorniamo in camera fiduciosi che la stufetta abbia riscaldato almeno un po’.

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Ci vai o non ci vai… a 4910 metri?

Ci vai o non ci vai… a 4910 metri?
Chivay, Peru
Chivay, Peru Ore 8.00 la nostra guida Juan Pablo viene a prenderci con il bus. Stamattina siamo diretti al Canyon del Colca, uno dei più profondi al mondo, per una escursione di 2 giorni in gruppo in alta montagna. Per sopportare il cambio di altitudine che ora si fa sentire, cominciamo ben presto a masticare caramelle e foglie di coca, un toccasana per il soroche (mal di montagna). Durante il tragitto ci fermiamo per vedere gli animali simbolo del Perù: vigogne, lama e alpaca. Sarebbe bello averne uno in giardino… E ne approfittiamo per fare qualche acquisto dalle donne peruviane che vendono i loro manufatti nei punti panoramici della strada. Dopo varie soste arriviamo al punto più alto del Canyon, 4910 metri. La sensazione qui è un po’ strana, ogni movimento è faticoso per questo bisogna muoversi lentamente. Il paesaggio è mozzafiato, si vedono tutti i monti e i vulcani vicini. In questa zona ci sono infatti sei vulcani attivi tra cui il Sabancaya che emette fumo tutti i giorni.
Il paesaggio è ancora una volta pieno di apacheta. Arriviamo a Chivay, centro urbano principale del Canyon del Colca. Dopo una piccola sosta in albergo ci portano alle sorgenti termali di La Calera dove ci rilassiamo per un po’ nelle piscine di acqua calda (40 gradi) che proviene da un geyser. Passiamo una serata tranquilla nel nostro albergo; la sveglia domani mattina sarà alle 5.

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Il cielo a 2300 metri in Arequipa

Il cielo a 2300 metri in Arequipa
Arequipa, Peru
Arequipa, Peru La nottata in bus è andata abbastanza bene, calcolando anche il fatto che abbiamo raggiunto 2300 metri di altitudine. Siamo ad Arequipa, seconda città dopo Lima per grandezza. Un tassista 80enne ci lascia in albergo ma dato che è ancora troppo presto la nostra camera non è libera. Ci infiliamo nel primo caffè che ci attira e ci godiamo in tutta tranquillità una colazione americana. Decidiamo poi di visitare il monastero di Santa Catalina, una piccola città nella città, fondato nel 16esimo secolo da monache domenicane di clausura. Negli anni si è modificato e ampliato, anche a causa dei terremoti, ed è arrivato ad accogliere 500 persone. Attualmente vivono 20 monache, nella parte non accessibile al pubblico. La nostra guida “italiana” ma di dubbia provenienza, ci conduce tra le stanze e le vie di questo enorme monastero. Di per sé non c’è molto da vedere a parte le stanze e gli arredi delle monache. La particolarità sta proprio nel trovarsi in una piccola città con strade, piazze, fontane, alberi e addirittura un cimitero, il tutto costruito secondo il tipico stile del sud della Spagna. Usciti di lì abbiamo gironzolato per il centro visitando Plaza de Armas, la Cattedrale e gustandoci qualche empanadas e la bevutissima Inca Cola… (Bevanda gialla che sa di big babol… Con tutta probabilità sarà l’ultima volta che la berremo…). Nel pomeriggio abbiamo ascoltato la storia di Juanita, la fanciulla dei ghiacci al Museo Santuarios Andinos. Nel 1995 due alpinisti trovarono il corpo congelato di una ragazza Inca sul monte Nevado Ampato, conservato alla perfezione per 500 anni.
Secondo la tradizione Inca, la ragazza fu portata sul monte e sacrificata agli dei. Per quanto questa storia a noi possa sembrare terribile, il ritrovamento è molto importante per gli studiosi per poter risalire alla vita di questa antica e poco conosciuta civiltà.
Nonostante lo scetticismo iniziale, la visita è stata molto interessante grazie anche a guide molto preparate. A orario aperitivo ci siamo addentrati nel mercato cittadino. Non ci andava di bere la solita birra quindi abbiamo optato per un succo. Dalla lunghissima lista scegliamo il primo frutto a noi sconosciuto (la guayaba) e la signora ce lo spreme davanti agli occhi e ci riempie due bicchieroni mangia e bevi buonissimi! Compriamo anche 3 tipi di mais da sgranocchiare mentre gironzoliamo. Per cena optiamo per un buon ristorante peruviano. Gianni prende un filetto di alpaca e Cate una zuppa con gamberi.
Il vero piatto tipico della zona è il porcellino d’India (cuy) che decidiamo di non prendere. Poco dopo lo vediamo servito a un tavolo vicino, intero dalla testa alla coda, e ci rallegriamo per la scelta fatta. Dopo cena ci ritiriamo subito nelle nostre brande dato che la sveglia domani è molto presto.

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… Hai visto qualche DUNA?

… Hai visto qualche DUNA?
Ica, Peru
Ica, Peru Ripartiamo verso Ica sempre con il nostro amico Wilmer.
Questa è la zona principale per la produzione del Pisco, distillato molto tipico (tipo grappa) usato anche per preparare il cocktail Pisco Sour. Non possiamo quindi non fermarci in una cantina in cui ci spiegano il metodo di produzione e ci fanno degustare varie qualità. Ovviamente ci portiamo via una bottiglietta… Arriviamo a Ica, e Wilmer ci lascia purtoppo…
Noi attendiamo i tizi con i quali facciamo dune buggy e sandboarding.
Con un gruppo “over” di coreani ci lanciamo a tutta velocità tra le altissime dune di sabbia del deserto di Ica. Dopo tanti saliscendi adrenalinici ci fermiamo su una duna per fare 3 discese con la tavola. Niente a che vedere con lo snowboarding…ma sdraiati sulla tavola a mo’ di missile. Con la bellezza del tramonto arriviamo a Huacachina, dove si trova un’oasi naturale di grande effetto. Attorno sono posteggiati tanti buggy, pieni di giovani pronti per il divertimento serale in Huacachina. Noi, recuperati i nostri zaini, prendiamo un mini taxi verso la stazione dei bus dove ci attende un viaggio notturno di 12 ore verso Arequipa.

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Amici e paesaggi nella riserva di Paracas

Amici e paesaggi nella riserva di Paracas
Paracas, Peru
Paracas, Peru Sveglia ore 6.30, colazione e partenza alle 8.00 per la prima parte dell’escursione alla Riserva: le isole Ballestas.
Andiamo all’embarcadero e saliamo sul motoscafo “Pinguino” insieme ad una trentina di persone. Il tour dura circa 2 ore.
La guida, che è anche ornitologo, durante il viaggio ci spiega molto bene la fauna che vive in questa zona. Questa è una riserva nazionale, per conservare la naturalezza di questi luoghi e proteggere gli animali in via di estinzione.
Vediamo molti tipi di uccelli, pinguini, cormorani, gabbiani, pellicani, stelle marine, ragni di mare. Ci sono anche tanti simpatici leoni marini, che dormono beatamente e alzano la testolina per salutare noi che passiamo. Un particolare importante della riserva e per l’economia della zona è il guano degli uccelli, che rimane sugli isolotti. C’è quindi tutta un’attività di recupero e asportazione del guano da parte delle persone della riserva, in quanto è un fertilizzante naturale molto importante.
Tant’è che la Lonely Planet ci suggeriva di indossare dei cappellini…date le migliaia di amici che volavano nel cielo non è raro per loro fare centro. Noi sfidiamo la sorte…e Gianni la scampa per un pelo. Non dimentichiamoci del “candelabro”, un gigantesco geoglifo disegnato sulle rocce profondo 40 cm. Nel passato probabilmente serviva come punto di riferimento per i naviganti e probabilmente è in corrispondenza con la Croce del Sud. Tornati a terra aspettiamo il nostro fedele autista Wilmer. Con lui ci addentriamo nella seconda parte della riserva, sulla terraferma.
Il deserto è un tripudio di colori: giallo, oro, rosso, nero, azzurro… La riserva è ricca di minerali e a seconda di quello prevalente la terra assume colori diversi.
Ci sono alcune spiagge e Wilmer ci lascia camminare su una lunga spiaggia dai colori meravigliosi e sembra quasi che nessuno ci abbia messo piede prima.
Vediamo inoltre un’altra spiaggia rossa, l’unica del Perù e per questo protetta.
Sulla costa ci fermiamo a vedere ciò che viene chiamata “cattedrale”. È chiamata così perché, prima del terremoto del 2007, le rocce formavano un’arcata e due torri, come una cattedrale. Purtroppo ora ne rimane solo metà.
Ammirare la vasta distesa di sabbia e rocce che si unisce a quella dell’oceano ci ha veramente colpiti. Inoltre, il paesaggio è pieno di apacheta, piccole piramidi di sassi che per gli Inca sono dei simboli di ringraziamento alla Madre Terra. Ovviamente anche noi ringraziamo abbondantemente. Pranziamo insieme a Wilmer in un ristorante molto carino della riserva, con pesce fresco. Oltre ad essere buono, il pranzo è stato molto interessante perché Wilmer ci ha raccontato un sacco di cose di sé e del Perù. Questo paese viene spesso sottovalutato ma in realtà contiene molte ricchezze. Wilmer dice infatti che il Perù è come un mendicante seduto su una sedia d’oro: c’è il mare con la sua fauna, le Ande ricche di piantagioni e la foresta amazzonica con la sua flora e fauna.
Il problema è che i Peruviani non hanno i mezzi per sfruttare tutto al meglio.
Abbiamo parlato anche della situazione politica attuale, dell’economia (i poveri sopravvivono con 300 dollari al mese), della difficoltà di avere una giusta istruzione e delle principali tradizioni Peruviane. Da questo momento Wilmer (che ha 27 anni) si sbottona ancora di più con noi e parliamo di tante altre cose. Nel mentre, ci porta alla prossima tappa…

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Viaggio verso Paracas

Viaggio verso Paracas
Paracas, Peru
Paracas, Peru Dalle 13.30 alle 17.00 viaggiamo da Lima a Paracas sul mezzo più utilizzato e comodo (o forse l’unico?) per i grandi spostamenti: il pullman con la compagnia Cruz del Sur. Lo utilizzeremo anche più avanti in altre tappe.
Funzionano un po’ come gli aerei: consegna bagagli, imbarco, hostess a bordo, pranzo, film, bagni, Wi-Fi, sedili comfort, coperte e cuscini…
Siamo anche fortunati perché abbiamo i primi due posti panoramici del secondo piano, quindi invece di dormire ci godiamo i paesaggi. Allontanandoci da Lima, sull’autostrada Panamericana Sur, passiamo velocemente dalla città al nulla…solo sabbia e roccia. Eppure ci sono sempre molte costruzioni che sembrano piccoli villaggi, sempre con tanti lavori in corso. Vediamo anche molte persone lavorare nei campi o semplicemente camminare per strada, chissà per dove… Scopriremo poi che sono persone che lavorano nei campi dalle 6 alle 15 e poi tornano a casa.
A tratti vediamo anche dei bar/ristoranti fatiscenti e desolati, forse utilizzati per via delle vicine spiagge nel periodo estivo (altrimenti non ne capiremmo l’esistenza…).
Per strada incrociamo o superiamo spesso bizzarri veicoli che trasportano di tutto, sfidando le leggi della fisica e la sorte…
Ci sono tantissime aree recintate, ma vuote…c’è solo un cartello “proprietà privata”: le persone ricche comprano e recintano le terre anche se non devono al momento costruirci nulla, in modo che le persone povere non possano andarci a vivere.
In alcuni casi invece, ci costruiscono le case al mare che usano 1-2 mesi l’anno, e nel resto dei mesi lasciano alcune persone o famiglie a fare da guardia. Passiamo da alcune cittadine, visibilmente segnate dal terremoto di Pisco del 2007. La gente sta pian piano ricostruendo, ma si vede che il livello di vita è molto basso e la fatica a costruire è tanta. Ci sono moltissimi tuc-tuc, carretti e negozietti di ogni tipo, anche se le città non sono turistiche. Arriviamo a Paracas, dove tutto è sostenuto dal turismo legato alla riserva nazionale.
Incontriamo il nostro autista Wilmer, che ci porta fino all’hotel.
Facciamo due passi sulla baia, con un bellissimo tramonto. Ci sono tantissimi turisti giovani e backpackers, probabilmente perché in questa zona ci sono molte escursioni ed attività sportive che si possono fare… Mangiamo del buon pesce, chicharrones e chicha e andiamo a dormire presto, perché domattina la sveglia sarà prestissimo per poi iniziare con le escursioni…

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Toccata e fuga nella città triste

Toccata e fuga nella città triste
Lima, Peru
Lima, Peru Dopo colazione, conosciamo finalmente Yolanda, colei che gestisce alcuni mini-appartamenti in Lima e organizza itinerari di viaggio in Perù su misura, specialmente ad italiani.
Con lei e il suo compare Angelo, abbiamo tempo fa pianificato il nostro tour, un itinerario abbastanza classico.
Notiamo subito che si è veramente preoccupata di tutto: ci consegna tutti i biglietti di trasporti ed escursioni e ci spiega nei vari giorni cosa possiamo fare a nostra scelta in autogestione. Durante la mattinata, accompagnati da Edison (l’autista), facciamo una visita veloce al centro coloniale di Lima, prima di partire verso la prima e vera tappa del viaggio peruviano.
In inverno, Lima è sempre avvolta dalla “garúa”, una foschia che dà un tono malinconico e triste alla città, come citato da molte opere letterarie tra cui Moby Dick. Ci siamo concentrati nel percorso che unisce due piazze importanti: Plaza de Armas e Plaza San Martin. Qui ci sono la cattedrale (che contiene i resti di Pizarro, conquistatore del Perù) e alcune chiese principali, tra cui la chiesa de la Merced nella quale si trova una grande croce d’argento ed è una nota meta dei pellegrini, e anche il monastero di San Francesco famoso per le catacombe e la biblioteca di 25mila testi antichi. Nel mezzo del cammin di nostra Lima, ci ritrovammo in un chioschetto dove abbiamo gustato empanadas di pollo e la chicha morada (bevanda analcolica e rinfrescante tipica del Perù fatta con una varietà di mais viola scuro, risalente all’epoca Inca). Guarda caso ci troviamo anche Edison, quindi ci conferma che la scelta del chiosco è giusta!
Tutto strabuono, Gianni fa doppio giro. Aneddoto:
Cate tenta di fare da cicerone e racconta l’origine della statua centrale di Plaza San Martin.
La fantastica Lonely Planet dice infatti che lo scultore ha fatto un errore dovuto ai due significati della parola “llama” in spagnolo: chi commissionò la statua allo scultore voleva una “llama” sulla testa della ragazza (vuol dire fiamma) mentre lo scultore ha messo invece un lama (in spagnolo è scritto sempre “llama”). Solo che Cate sbaglia a leggere e dice a Gianni che ci deve essere “una lama” sulla testa…
Quindi perdiamo un po’ di tempo a cercare di trovare sta lama sulla testa di sta povera disgraziata, ma Gianni continua solo a vedere un animale strano…
Dopo 10 minuti Cate scoppia a ridere e spiega lo sbaglio… È difficile spiegare la scena qui a parole, ma sappiate che noi stiamo ridendo tuttora!

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Tutto riparte da Lima

Tutto riparte da Lima
Lima, Peru
Lima, Peru Atterriamo a Lima in tarda serata, qua sono le 22.45. Ci sono 7 ore di fuso con l’Italia. Dopo una lunga fila per il controllo dell’immigrazione, usciamo e cerchiamo l’omino di “casa Yolanda” con il cartello con i nostri nomi. Ci porta col taxi a casa Yolanda, la nostra organizzatrice del tour in Perù, dove veniamo accompagnati alla nostra camera. In realtà è un po’ buio e noi vediamo solo un energumeno della sicurezza che esce e ci porta i bagagli in camera.
Un biglietto di Yolanda ci accoglie e ci dice che ci aspetta domattina alle 8.00 in terrazza per la colazione e i biglietti.
Dato che è l’una, ci stendiamo nel letto e buonanotte.

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