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Amici e paesaggi nella riserva di Paracas Paracas, Peru
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Paracas, Peru
Sveglia ore 6.30, colazione e partenza alle 8.00 per la prima parte dell’escursione alla Riserva: le isole Ballestas.
Andiamo all’embarcadero e saliamo sul motoscafo “Pinguino” insieme ad una trentina di persone. Il tour dura circa 2 ore.
La guida, che è anche ornitologo, durante il viaggio ci spiega molto bene la fauna che vive in questa zona. Questa è una riserva nazionale, per conservare la naturalezza di questi luoghi e proteggere gli animali in via di estinzione.
Vediamo molti tipi di uccelli, pinguini, cormorani, gabbiani, pellicani, stelle marine, ragni di mare. Ci sono anche tanti simpatici leoni marini, che dormono beatamente e alzano la testolina per salutare noi che passiamo.
Un particolare importante della riserva e per l’economia della zona è il guano degli uccelli, che rimane sugli isolotti. C’è quindi tutta un’attività di recupero e asportazione del guano da parte delle persone della riserva, in quanto è un fertilizzante naturale molto importante.
Tant’è che la Lonely Planet ci suggeriva di indossare dei cappellini…date le migliaia di amici che volavano nel cielo non è raro per loro fare centro. Noi sfidiamo la sorte…e Gianni la scampa per un pelo.
Non dimentichiamoci del “candelabro”, un gigantesco geoglifo disegnato sulle rocce profondo 40 cm. Nel passato probabilmente serviva come punto di riferimento per i naviganti e probabilmente è in corrispondenza con la Croce del Sud.
Tornati a terra aspettiamo il nostro fedele autista Wilmer. Con lui ci addentriamo nella seconda parte della riserva, sulla terraferma.
Il deserto è un tripudio di colori: giallo, oro, rosso, nero, azzurro… La riserva è ricca di minerali e a seconda di quello prevalente la terra assume colori diversi.
Ci sono alcune spiagge e Wilmer ci lascia camminare su una lunga spiaggia dai colori meravigliosi e sembra quasi che nessuno ci abbia messo piede prima.
Vediamo inoltre un’altra spiaggia rossa, l’unica del Perù e per questo protetta.
Sulla costa ci fermiamo a vedere ciò che viene chiamata “cattedrale”. È chiamata così perché, prima del terremoto del 2007, le rocce formavano un’arcata e due torri, come una cattedrale. Purtroppo ora ne rimane solo metà.
Ammirare la vasta distesa di sabbia e rocce che si unisce a quella dell’oceano ci ha veramente colpiti. Inoltre, il paesaggio è pieno di apacheta, piccole piramidi di sassi che per gli Inca sono dei simboli di ringraziamento alla Madre Terra. Ovviamente anche noi ringraziamo abbondantemente.
Pranziamo insieme a Wilmer in un ristorante molto carino della riserva, con pesce fresco. Oltre ad essere buono, il pranzo è stato molto interessante perché Wilmer ci ha raccontato un sacco di cose di sé e del Perù. Questo paese viene spesso sottovalutato ma in realtà contiene molte ricchezze. Wilmer dice infatti che il Perù è come un mendicante seduto su una sedia d’oro: c’è il mare con la sua fauna, le Ande ricche di piantagioni e la foresta amazzonica con la sua flora e fauna.
Il problema è che i Peruviani non hanno i mezzi per sfruttare tutto al meglio.
Abbiamo parlato anche della situazione politica attuale, dell’economia (i poveri sopravvivono con 300 dollari al mese), della difficoltà di avere una giusta istruzione e delle principali tradizioni Peruviane.
Da questo momento Wilmer (che ha 27 anni) si sbottona ancora di più con noi e parliamo di tante altre cose. Nel mentre, ci porta alla prossima tappa…
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